Mircea Eliade e l’Ortodossia: un dialogo tra miti e spiritualità

Mircea Eliade, una delle figure più eminenti della cultura rumena e universale, ha affascinato e suscitato polemiche con la sua vasta opera, che ha esplorato la storia delle religioni, la mitologia e il simbolismo. Nato e cresciuto in una società profondamente ortodossa, il suo rapporto con la fede ancestrale è stato complesso, segnato da un profondo rispetto per la tradizione, ma anche da una ricerca incessante del sacro nelle sue manifestazioni universali. Comprendere il legame tra Eliade e l’Ortodossia significa guardare al di là delle apparenze, in uno spazio di dialogo spirituale, di mito e di modernità.


Le radici ortodosse di uno studioso universale

Per Mircea Eliade, l’Ortodossia non era solo un’opzione teologica, ma il tessuto stesso dello spazio rumeno, il quadro culturale e spirituale in cui si è formato. La sua infanzia e adolescenza furono segnate dall’atmosfera della chiesa, dalle feste, dai miti e dal folklore rumeno, ricco di simbolismo cristiano. Comprese presto che il mondo tradizionale rumeno funzionava secondo una logica del sacro, dove il tempo storico era interrotto dal “tempo mitico” delle feste e dove lo spazio profano era santificato dal rito.

Nei suoi scritti, Eliade ha sempre riconosciuto l’importanza della Tradizione cristiana per la formazione del popolo rumeno. Questo radicamento ha portato a una profonda comprensione del ruolo del mito e del simbolo nella vita del credente, concetti che sarebbero diventati pilastri centrali della sua opera successiva. Notò che, nello spazio ortodosso, il sacro non è un’astrazione, ma una realtà vissuta, manifestata nell’icona, nella liturgia e nella vita quotidiana.


Mito, simbolo e Sacro nel pensiero di Eliade

Il principale contributo di Eliade allo studio delle religioni, ma anche il punto di contatto con l’Ortodossia, è il concetto di sacro. Sosteneva che l’uomo religioso, indipendentemente dalla cultura o dall’epoca, si rapporta a una realtà assoluta e sacra, che si manifesta in varie forme (ierofanie). Per Eliade, il mondo cristiano, specialmente quello ortodosso, è un esempio eloquente di come il sacro santifichi il cosmo.

In un passaggio del suo diario, Eliade annotava: *”Forse sono l’unico della mia generazione ad aver sentito fin da bambino, e soprattutto negli anni del liceo, un’immensa nostalgia per la Chiesa, non come istituzione, ma come realtà simbolica e cosmica, come un centro del mondo.”*¹ Questa “realtà simbolica e cosmica” si ritrova nella struttura della chiesa ortodossa, dove l’icona è una finestra sulla trascendenza e la liturgia è una riattualizzazione degli eventi salvifici, sottraendo i fedeli al tempo profano e inserendoli nel tempo sacro della Salvezza.


Una distanza apparente e un avvicinamento spirituale

Tuttavia, il rapporto di Eliade con l’Ortodossia è stato spesso visto come problematico. Il suo interesse per le religioni arcaiche, per l’induismo e il buddismo, così come la sua visione universalistica del sacro, lo hanno allontanato da una teologia cristiana dogmatica, che considera il cristianesimo come la Rivelazione suprema e unica. I critici hanno notato che Eliade trattava il cristianesimo come una delle tante manifestazioni del sacro, disperdendone così l’unicità.

Tuttavia, alcuni teologi ed esegeti della sua opera, come il Padre Stăniloae, hanno visto una certa compatibilità nella visione di Eliade. Padre Dumitru Stăniloae ha apprezzato il valore degli studi di Eliade sul mito, mostrando che, per un cristiano, il “Mito della creazione” e il “Mito della Salvezza” non sono semplici storie, ma eventi reali e permanenti, attualizzati in ogni momento spirituale.

Questo dialogo, sebbene tacito, dimostra che il pensiero di Eliade, nonostante il suo allontanamento dal dogma, ha mantenuto una forte radice spirituale, una sete del sacro e una comprensione del sacro come realtà vivente, che risuona profondamente con l’esperienza ortodossa.


Conclusione: un testamento della ricerca

Mircea Eliade non fu un teologo, ma uno storico delle religioni. Tuttavia, la sua opera ha lasciato un testamento prezioso per il mondo ortodosso, offrendo strumenti per la comprensione della propria tradizione. Attraverso i suoi studi sul mito e sul simbolo, ci ha mostrato che l’Ortodossia non è solo un sistema di dogmi, ma una cosmologia vivente, un modo di vivere e di comprendere il mondo attraverso il sacro.

Il rapporto tra Eliade e la fede ortodossa rimane un argomento di riflessione, una testimonianza del fatto che un intelletto brillante può partire da un substrato spirituale tradizionale e giungere a una visione universale, senza necessariamente perdere il contatto con le proprie radici. I suoi lettori, specialmente quelli rumeni, sono invitati a scoprire nei suoi scritti un percorso spirituale complesso e un sottile invito a riscoprire il sacro nella propria vita.


Note a piè di pagina

¹ Eliade, Mircea, Jurnal, vol. I, Humanitas, București, 1993, p. 125.

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