La croce personale: Il cammino verso la salvezza attraverso la rinuncia a sé stessi. Sul Vangelo della Domenica dopo l’Esaltazione della Santa Croce

Dopo una settimana in cui abbiamo onorato la Croce come un altare di vittoria, il Vangelo della Domenica dopo l’Esaltazione della Santa Croce ci pone di fronte a una sfida diretta e radicale. Il Salvatore Cristo non ci invita a una semplice appartenenza a una religione, ma a un discepolato reale e profondo. Il testo di oggi non è un’esortazione a una sofferenza inutile, ma una guida spirituale per scoprire il senso profondo della vita, attraverso tre passi essenziali: la rinuncia a sé stessi, il prendere la propria croce e il seguirLo.


I tre gradini del discepolato cristiano

Il primo passo, la rinuncia a sé stessi, è spesso frainteso. Non significa annullare la nostra personalità o abbandonare la nostra identità, ma rinunciare a quella parte di noi stessi dominata dall’egoismo, dalle passioni e dalla nostra volontà che si oppone alla volontà di Dio. È un atto di coraggio e di liberazione, una sorta di “spogliarsi” di tutto ciò che è estraneo al nostro essere autentico, creato a immagine di Dio. Attraverso la rinuncia a sé stessi, riacquistiamo la libertà dalla tirannia del nostro ego caduto.

Il secondo passo, il prendere la propria croce, completa il primo. La “croce” di ciascuno non è una sofferenza imposta, ma l’accettazione con pazienza e fede di tutte le prove della vita, delle difficoltà, delle umiliazioni e delle nostre responsabilità. Prendere la propria croce significa rendersi simili a Cristo Crocifisso. La nostra croce personale è un cammino di umiltà e di assunzione della condizione umana. Ci matura spiritualmente e ci avvicina a Cristo.

L’ultimo gradino, il seguire Cristo, è il culmine e lo scopo dell’intero cammino. Seguire Cristo non significa solo fare buone opere, ma vivere in comunione con Lui. Le nostre azioni sono valide solo quando scaturiscono dalla relazione con Lui, imitando la Sua vita di amore, umiltà e servizio. La rinuncia a sé stessi e il prendere la nostra croce hanno senso solo se ci conducono su questo cammino del seguirLo.


Il paradosso della salvezza e il prezzo dell’anima

Il Vangelo di oggi ci propone un paradosso fondamentale: “Chi vuole salvare la sua vita, la perderà; ma chi perderà la sua vita per causa mia e del Vangelo, la salverà.” “Salvare la propria vita” significa aggrapparsi disperatamente ai valori mondani – denaro, fama, potere – e a uno stile di vita egoistico, credendo che possano portare la felicità. In questo processo, l’uomo perde, in realtà, il senso profondo della sua esistenza.

Al polo opposto, “perdere la propria vita per Cristo” significa rinunciare a una vita egoistica in favore dei valori del Vangelo. Questo atto di totale donazione non porta alla perdita, ma a un guadagno infinito: la salvezza dell’anima.

Il Salvatore chiede in modo retorico: “Che giova infatti all’uomo guadagnare il mondo intero, se poi perde l’anima sua? O che cosa potrebbe mai dare un uomo in cambio dell’anima sua?” Questa domanda sottolinea il valore inestimabile dell’anima, che supera ogni ricchezza materiale o realizzazione mondana. I Santi Padri hanno spesso sottolineato questo aspetto. Sant’Ambrogio di Milano ci insegna: “Tra le cose che esistono, l’anima è più preziosa di tutte, perché solo essa è immortale.” Perdere la propria anima non significa che essa scompare, ma che si separa dalla comunione con Dio, la sua fonte di vita, giungendo alla morte spirituale.


La confessione della fede e il Regno che viene

In conclusione, il Salvatore parla della vergogna di confessarLo e del “Regno di Dio che viene con potenza”. Nel mondo di oggi, confessare la propria fede è spesso visto come un atto antiquato, privo di “intellettualismo” o persino un segno di debolezza. Tuttavia, Cristo ci avverte che vergognarsi di Lui e delle Sue parole significa, in realtà, vergognarsi della Verità e della propria salvezza.

E il “Regno di Dio che viene con potenza” non è solo un evento futuro, alla fine dei tempi. È una realtà che può essere vista e vissuta anche qui, sulla terra. Attraverso la Trasfigurazione, raccontata subito dopo questo passaggio nel Vangelo di Marco, il Salvatore ha mostrato ai discepoli un’anticipazione di questo potere e di questa gloria. Il Regno di Dio è una realtà spirituale, che può essere scoperta ed esperita da tutti coloro che, attraverso la rinuncia a sé stessi e il prendere la croce, Lo seguono veramente.


Conclusione

Il Vangelo dopo l’Esaltazione della Santa Croce non è un peso, ma una chiamata alla libertà. Ci invita a liberarci dai pesi inutili dell’egoismo e delle preoccupazioni mondane, ad assumerci la nostra croce con dignità e a seguire Cristo. Il vero guadagno della vita non è la ricchezza materiale, ma la salvezza dell’anima, che ha un valore inestimabile. Proprio come Cristo ha trasformato lo strumento della morte in un’arma di vittoria, anche noi siamo chiamati a trasformare le sofferenze della vita in gradini verso l’unione con Lui, comprendendo che il vero cammino verso la salvezza passa, inevitabilmente, attraverso la Croce.

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