Nel cuore della tradizione ortodossa, ogni Domenica dopo la Pentecoste (Rusalii) dispiega davanti ai nostri occhi spirituali una pagina viva del Vangelo del Salvatore Cristo, uno specchio in cui possiamo vedere il nostro stato e il cammino verso la salvezza. Nella XXIII Domenica, la Chiesa ci pone dinanzi una scena sconvolgente, ma piena di speranza: La guarigione dell’indemoniato nel paese dei Geraseni/Gergeseni (Luca 8, 26-39). È una storia sulla caduta dell’uomo sotto il giogo delle passioni e sul potere assoluto di Cristo di restaurare l’essere alla sua immagine originale.
Chi di noi non si è sentito, almeno una volta, schiavo di una “legione” di pensieri impuri, di abitudini dannose o di paure paralizzanti? Pertanto, questo Vangelo non è solo una narrazione storica, ma un’icona di ogni anima che sceglie di incontrare Cristo sulla “riva” della propria vita.
⚓️ Il Misterioso Attraversamento nel Paese dei Gentili – Il Contesto del Vangelo
Il Salvatore Gesù Cristo, dopo aver placato la tempesta sul Mar di Galilea (simbolo del Suo dominio sulla natura e sul caos), arriva nel paese dei Gergeseni (o Geraseni), un territorio prevalentemente abitato da Gentili, cioè non ebrei. È un passaggio simbolico dallo spazio della Legge a quello di tutti i popoli, prefigurando l’universalità della nuova predicazione.
Appena sbarca, Cristo non è accolto da folle devote, ma dal dramma più profondo dell’errore umano: un uomo che “aveva dei demoni e da molto tempo non indossava vestiti e non abitava in una casa, ma nei sepolcri”. Questo è un ritratto inquietante dell’uomo che ha perso:
- Il Vestito (la dignità): Simbolo della veste luminosa del Battesimo, dell’immagine di Dio, del buon senso sociale e della copertura divina.
- La Casa (il cuore): La sede naturale dell’uomo, che simboleggia l’interiorità, la mente (vista come una dimora di preghiera) e il luogo della comunione.
- I Sepolcri (la morte): Il luogo dove non c’è vita, ma una morte spirituale, un legame con l’oscurità e l’impurità.
L’uomo era dilaniato, legato con catene che non potevano trattenerlo – a dimostrazione che la forza dell’oscurità supera qualsiasi mezzo umano di controllo. Il demone lo spingeva nel deserto, in una solitudine disperata.
⛓️ La Schiavitù Interiore e il Grido del Demoniaco – La Simbologia dello Stato di Peccato
Il dramma del demoniaco è una proiezione della patologia spirituale dell’uomo dominato dalle passioni. Invece di vivere nella luce e nella comunità, giace nei sepolcri (le passioni del passato, i vizi che uccidono l’anima) ed è spinto nel deserto (l’isolamento, la disperazione).
Il dettaglio più importante è il nome che dà: “Legione”, perché “molti demoni erano entrati in lui”. Una legione romana contava migliaia di soldati. Con ciò, l’Evangelista non descrive solo un caso clinico, ma mostra la forza schiacciante e la moltitudine di peccati che possono dominare l’anima. I demoni stessi confessano la divinità di Cristo, gridando: “Che c’è fra me e Te, Gesù, Figlio dell’Iddio altissimo? Ti prego, non tormentarmi!”
Questa confessione forzata delle potenze delle tenebre, proveniente dalla bocca dell’uomo tormentato, rivela un profondo mistero: i diavoli, per quanto potenti possano sembrare, conoscono Cristo e temono la Sua potenza. Lo stato di schiavitù è una perdita totale dell’identità, e la liberazione può venire solo da un potere superiore, da Dio.
San Giovanni Crisostomo, interpretando la paura dei demoni e la loro domanda: “Che c’è fra me e Te, Gesù?” mostra che il male non può stare accanto al Bene, e quella domanda è, in realtà, una supplica mascherata per essere lasciati in pace: “Queste sono parole di estrema disperazione. Essi Lo riconoscono come Figlio di Dio, ma non di loro spontanea volontà. Temono che la loro sofferenza si avvicini, poiché Cristo non permette loro di esistere in prossimità della Sua santità. Non Lo temono come uomo, ma come il Figlio di Dio, che ha il potere di mandarli nell’abisso.” (Omelie sul Vangelo di Matteo, in un contesto simile).
✝️ Cristo, il Liberatore Perfetto – La Potenza del Nome e del Comando
Il Salvatore permette ai demoni di entrare nella mandria di porci che pascolava sul monte, e la mandria, presa dalla furia, si precipita nel lago e annega. Perché i porci? In primo luogo, il maiale era un animale impuro secondo la Legge mosaica. In un senso più ampio, i porci simboleggiano la passione materialista, l’attaccamento smodato ai beni terreni, l’avidità e la mancanza di temperanza.
Cristo sacrifica un valore materiale – i porci (l’economia locale, la ricchezza) – per salvare un valore incomparabilmente maggiore – un’anima umana. Questo gesto illustra chiaramente la gerarchia divina dei valori: un uomo vale infinitamente di più di qualsiasi ricchezza mondana. I demoni, una volta entrati nei porci, dimostrano di non poter vivere in libertà, ma cercano la schiavitù, e il loro destino è sempre il crollo nelle profondità dell’oscurità (il lago).
San Basilio il Grande, la cui opera è direttamente legata alla lotta contro gli spiriti impuri, spiega che la loro potenza è limitata e dipende dalla permissione divina: “Il diavolo non può comandare sul corpo o sull’anima dell’uomo se non gli è permesso dall’alto, a causa dei peccati dell’uomo. E quando il Salvatore ordinò ai demoni di uscire, essi pregarono di entrare nei porci, mostrando con ciò che non hanno alcun potere su nulla senza il permesso. Questa concessione ha mostrato ai non credenti da quanta condanna sono stati salvati, essendo stati liberati dal dominio di padroni così crudeli.” (Dagli scritti ascetici e omiletici).
💡 La Saggezza del Mondo e la Paura della Verità – La Reazione dei Gergeseni
Ciò che segue la liberazione dell’uomo è forse il momento più triste del Vangelo. Gli abitanti, vedendo l’uomo guarito “vestito e sano di mente, seduto ai piedi di Gesù” (simbolo del discepolato e del ritorno alla normalità), si “spaventarono” e pregarono Cristo di lasciare il loro territorio.
La loro paura non era santa, ma mondana. Temevano la potenza di Cristo, una potenza che minacciava i loro interessi economici (il commercio di porci) e il loro conforto mentale. Era più facile per loro accettare la follia e il tormento di un uomo, purché non influissero sulle loro tasche, piuttosto che accogliere la presenza di Dio che portava luce, ma richiedeva anche un cambiamento radical delle priorità. È il dramma dell’uomo moderno che preferisce una “malattia” nota e redditizia (la passione, l’egoismo, il materialismo) alla “guarigione” che implica sacrificio, rinuncia e ascesi spirituale.
San Cirillo d’Alessandria, riferendosi alla perdita materiale, sottolinea: “Il Salvatore permise la perdita della mandria di porci per mostrare a quelli della città che i demoni avrebbero potuto perdere anche loro, ma Egli, il Figlio di Dio, li ha fermati. Così, Egli mise sulla bilancia la salvezza di un’anima immortale contro il danno delle cose periture, offrendo una lezione inestimabile sulla vera ricchezza. Gli uomini temono di più il danno del denaro che la perdita della loro salvezza.” (Commento al Vangelo secondo Luca).
🗣️ Da “Legione” all’Apostolato – La Missione del Guarito
Il Salvatore si sottomette, sale sulla barca e parte, rispettando la loro libertà di rifiutarLo. Ma c’è un dettaglio pieno di grazia: l’uomo guarito pregava Gesù di restare con Lui. L’anima liberata desiderava non separarsi mai più dal Suo Liberatore.
Gesù, tuttavia, gli affida un altro tipo di apostolato, dicendo: “Torna a casa tua e racconta quanto grandi cose Dio ha fatto per te.” (Luca 8, 39).
Questo invito è una lezione di missione spirituale per ogni cristiano:
- “Torna a casa tua”: Santifica la tua vita quotidiana! La salvezza non significa evasione, ma la trasformazione del proprio ambiente (famiglia, luogo di lavoro, comunità).
- “Racconta quanto grandi cose Dio ha fatto per te”: La testimonianza personale è la predicazione più potente. Non parole altisonanti, ma il racconto sincero, dal cuore, dell’opera di Dio nella tua vita.
E il Vangelo si conclude con la vittoria: “Ed egli se ne andò, proclamando per tutta la città quanto grandi cose Gesù aveva fatto per lui.” (Luca 8, 39). L’ex demoniaco, l’ex amico dei sepolcri, diventa il primo missionario di Cristo nel paese dei Gentili. La sua testimonianza è tanto più potente quanto proviene da un’esperienza di morte e resurrezione spirituale.
🙏 Conclusione: L’Umiltà, il Vestito della Salvezza
Il Vangelo della XXIII Domenica dopo la Pentecoste ci chiama tutti a un’indagine profonda della nostra “Legione” personale. Siamo forse anche noi, come i Gergeseni, disposti a rinunciare ai nostri porci (gli attaccamenti materiali, le passioni comode) per fare spazio a Cristo nella cittadella del nostro cuore? O Lo temiamo perché turba la nostra quiete e ci chiede un cambiamento?
Cristo, nel Suo amore infinito, non ci costringe. Egli purifica la “casa” dell’anima e ci restituisce “la mente intera” (la responsabilità, la ragione illuminata). Il vestito che ci offre non è solo quello della decenza, ma è la Veste dell’Umiltà e della grazia.
Quindi, prestiamo attenzione alla parola del Salvatore e facciamo della nostra vita una testimonianza incessante. Torniamo alla nostra “casa” spirituale, alla preghiera e all’ascesi, e annunciamo a coloro che ci circondano, attraverso le nostre azioni, quanto bene ci ha fatto Dio, Colui che è l’Unico Liberatore da ogni schiavitù dell’oscurità.

